“Ci sono molti universi e molti mondi, paralleli l’uno all’altro…ma a collegarli tutti è la Polvere. La Polvere era qui prima delle streghe dell’Aria, dei giziani dell’Acqua e degli orsi del Ghiaccio…”
Così comincia il film “La bussola d’oro” tratto dall’omonimo romanzo di Philip Pullman, primo libro della trilogia fantasy “Queste oscure materie”. In questa storia fantastica l’autore immagina che la polvere fluisca nel nostro mondo da universi paralleli ed entri negli uomini alimentandone l’intelligenza e la capacità di esercitare il libero arbitrio. Per questo la malvagia organizzazione che detiene il potere assoluto vorrebbe rimuoverla per eliminare con essa ogni focolaio di dissenso in tutto il pianeta. Naturalmente i nostri eroi, in questa storia alcuni bambini, riusciranno a preservare la polvere – e con essa la conoscenza ed il libero pensiero – e a salvare sia la razza umana che i suoi rapporti con tutti gli esseri pensanti degli altri pianeti.
Dunque in questi libri si parla della polvere in termini positivi. Non un nemico da combattere, ma un solido alleato nel cammino verso la liberazione da ogni forma di tirannide. Una Polvere da scrivere con la lettera maiuscola perché è la nobilissima materia di cui sono fatti gli angeli e gli esseri eterni. Una polvere che è civiltà e cultura, il filo – o forse dovremmo dire la patina – sottile che unisce mondi lontani, ma legati da un comune sentire.
Si sa che spesso gli scrittori di fantascienza hanno intuizioni che precorrono le scoperte scientifiche: molte cose che Jules Verne si era immaginato sono poi state inventate circa un secolo dopo. Ed anche nel caso dell’affascinante materia descritta da Pullman, qualcosa di vero sembra esserci. Da studi abbastanza recenti, effettuati da un gruppo di astrofisici, è infatti emerso che gli atomi che compongono ogni organismo presente sulla terra altro non sono che polvere cosmica, una polvere formatasi dall’esplosione di stelle esterne alla nostra galassia e convogliate fino al cortile di casa nostra dai venti galattici, originati proprio da queste stesse esplosioni. Insomma, siamo polvere di stelle, tutti quanti.
Non è bellissimo?
Certo, era già nella Bibbia: “Polvere sei e polvere ritornerai” recita il testo sacro proprio nel libro della Genesi. Ma qui il cerchio si chiude: la polvere è allo stesso tempo origine e destino e il monito ci ricorda la fragilità e la caducità della nostra condizione umana. Il brano della Bibbia viene ricordato durante la liturgia del Mercoledì delle Ceneri, il momento in cui il credente si fa tutt’uno con la sua natura terrena, non la combatte più. Come a dire: si identifica nella polvere e le si arrende. Questa accettazione è una sorta di resa incondizionata, di sospensione della lotta per il riconoscimento della superiorità dell’avversario: la polvere resterà, sarà quello che di noi resterà.
Ed è proprio questo forse l’elemento che accomuna le Polveri letterarie con la fastidiosa e grigiastra materia che con ogni mezzo cerchiamo di eliminare dalle nostre case: la sua permanenza. Ogni volta che con un’azione organizzata di pulizia trionfiamo sulla polvere, sappiamo che la nostra vittoria sarà solo temporanea.
Anche armati dei più moderni strumenti, come un impianto di aspirazione centralizzato equipaggiato di tutti gli optional per pulire ogni angolo e oggetto di casa, non riusciremo ad eliminare la polvere definitivamente. Possiamo soltanto combattere meglio che possiamo la nostra battaglia per dilazionare il più possibile il momento in cui dovremo riprendere le armi.
Perché lei ritornerà, ritornerà sempre.